mercoledì 2 gennaio 2013

anno nuovo vita nuova?.....

Pur interessandomi alla politica da sempre, non mi sono mai sbilanciato "partiticamente" per qualcuno, non mi è mai piaciuto "fare politica". Forse questo istinto mi è stato trasmesso da mio nonno che mi raccontava quando tra il '45 e il '48 spesso si ritrovava la mattina davanti a casa amazzati a turno prima i partigiani poi i fascisti. Lui , che nel dopoguerra per campare doveva vendere scarpe agli ex di entrambi, conosceva bene sia gli uomini di un tipo che dell'altro e doveva sempre tenersi lontano dal fraternizzare con chiunque di loro: amico con tutti, compare di nessuno. Opportunismo? non credo. In fondo le storie che mi ha raccontato dimostrano solo che non c'è ideologia politica che riesca a rendere conto del fatto che l'animo umano non è di sinistra o di destra ma semplicemente egoista o generoso, stupido o intelligente, furbacchione o fesso. In trent’anni non mi sono mai rifiutato di andare a votare, ma non sono mai riuscito ad essere un "fedele alla linea". Mi hanno attratto invece sempre le proposte politiche che miravano a rinnovare, a scrostare l’establishment, le piccole forze che secondo me andavano sostenute per far sentire voci diverse e fuori dal coro. Sui referendum ho sempre sostenuto le proposte non ideologiche ma che rispondevano a delle esigenze etiche e di rispetto dei valori e diritti universali. Ad essere sinceri però ho sempre avuto difficoltà a intavolare discorsi con chiunque avesse una militanza politica: chi fa politica sembra che a un certo punto consegni il cervello in mano a qualcun altro e smetta di ragionare con la propria testa anche se è convinto di farlo. Ma la cosa che mi ha sempre più fatto schifo negli ultimi anni è l’abbandono sia delle idee che delle ideologie, per far spazio al più puro opportunismo , al calcolo economico, a fameliche congreghe o caste che utilizzano rendite di posizione e visibilità mediatica per presidiare i luoghi in cui si gestisce il denaro pubblico e appropriarsene in maniera spudorata, nel totale disprezzo del fatto che quel denaro proviene dal lavoro di persone strozzate quotidianamente da tasse e balzelli di ogni tipo, creati dalle stesse congreghe. Calciatori, ballerine, magistrati, giornalisti, imprenditori, faccendieri, sindacalisti. Tutti a sgomitare per diventare “politici”. Commistioni di ruoli, accumulo di cariche e di stipendi, a tutti i livelli da ruoli nelle istituzioni, alle amministrazioni, fino alle banche, alle fondazioni, alle cooperative, alle multi utilities. Tutti dentro, eletti, trombati, amici, amici degli amici, ex di qualunque cosa. A rimanere fuori solo quelli che dovendo lavorare a testa bassa non hanno il tempo di guardare attorno, e quando il lavoro viene meno alzano la testa e scoprono che “gli altri” nel frattempo li hanno fatti fessi. Appunto il lavoro è venuto meno. Si sapeva già dalla metà degli anni 90 che in Italia non si produceva più a costi competitivi. Le aziende non hanno cominciato a de localizzare nel 2008 quando è scoppiata la crisi, ma ben prima. E nessuno ha fatto niente., né in Italia né in Europa, sindacati e governi presi dalle proprie beghe mentre molti imprenditori giocavano con la finanza facile anziché mettere i soldi nel futuro delle aziende. Nel frattempo inoltre un parte del lavoro disponibile qui se lo sono preso giustamente le varie etnie di immigrati, dai lavori legali a quelli illegali. Oggi anche i ladri e le mignotte italiane o sono disoccupati, o devono rendere conto a un magnaccia straniero. Fino ad arrivare alle farse tragicomiche degli ultimi governi: da entrambe le parti accrocchi elettorali che si squagliano appena dopo il voto ciascuno con l’obbiettivo di non farsi sommergere dallo schiamazzo mediatico delle altre galline. E nel centro la solita poltiglia di banderuole , di mercenari disposti a spostare la bilancia da una parte o dall’altra. Come si fa a non avere schifo della “politica” se questa è? Il problema più generale e serio è ora quello di mandare a casa una quantità di personaggi incompetenti, incapaci , o quantomeno mediocri se non farabutti, installati e incancreniti da decenni nelle gerarchie e nei quadri dirigenziali di tutte le istituzioni del paese, e sostituirli con altrettanti elementi con competenze, capacità, e senso dello stato e della comunità. Si tratta di ripulire tutto il quadro legislativo dai miliardi di norme e cavilli costruiti nel tempo per legittimare il potere delle burocrazie. Si tratta di riportare la presenza dello Stato a una decente gestione della cosa pubblica finalizzata alla convivenza comune, al funzionamento della impresa del lavoro e del welfare, che sono i fondamentali della Costituzione. Tutto quello di cui ci stiamo preoccupando adesso (spread, legge elettorale, crescita, ecc..) non è altro che la punta di un iceberg che se lo vedessimo nella sua interezza sarebbe, ed è spaventoso, e mi chiedo chi sia effettivamente in grado di poterlo aggredire, garantendo una azione continuativa nel tempo. Siamo oggi veramente ad una svolta? Chi è che oggi si propone sulla scena per affrontare questi cambiamenti? A chi dare credito? La tentazione dopo trent’anni di esercizio del diritto di voto è di mandare anche questo diritto nel mucchio degli altri diritti calpestati. Si potrà dare credito a un Berlusconi in piena demenza senile, tenuto in piedi da dosi di viagra e sindromi dittatoriali aziendali, dopo vent’anni di promesse mai realizzate pur essendosi costruito attorno maggioranze parlamentari sudamericane? Si potrà dare credito ad una gerarchia di sinistra che ancora presidia una area ideologica ormai da anni estinta e frammentata in una marea di protagonismi con radici nella mai risolta scissione del congresso di Livorno del 1921, e successivamente alimentata da movimentismi vari, dai cattocomunisti, ai verdi a giustizialismi ideologici di buona parte della magistratura? Si potrà dare credito all’accrocchio di ignavi ex democristiani del centro, dichiarato defunto da un referendum sul bipolarismo inapplicato nei fatti, ma sempre pronto a vendersi al forte di turno, e albergo per profughi, migranti e mercenari di tutte le provenienze? Si potrà infine dare credito ai populisti dell’ultima ora che utilizzano la buona fede di militanti giovani e idealisti, per sfruttare vuoti di potere, cavalcare insoddisfazione e protesta ma che poi vorrei vedere una volta alle prese con la complessità dell’iceberg di cui sopra. Vorrei vedere nelle prossime liste persone serie, sufficientemente oneste e motivata ad un minimo di bene comune, sufficientemente slegate dalla necessità di fare politica per pilotare i propri interessi o per arrampicare nella scala sociale. Ma chi può dare garanzie di questo tipo? Al professor Monti spetta un lavoro molto rischioso nel poco tempo che ha a disposizione, ma che probabilmente ha già preparato da tempo. Monti è indubbiamente una persona seria, sicuramente porta gli interessi di alcuni gruppi di potere, ma sicuramente non saranno gruppi di quaqquaraqquà talmente asssetati di potere da non vedere come hanno ridotto l’italia, tanto da uccidere la gallina da cui hanno sempre rubato le uova. E non dimentichiamoci che Monti è stato chiamato a fare quello che ha fatto semplicemente per l’incapacità della totalità del parlamento e dei partiti a gestire una crisi al buio in un momento di drammatica crisi per la costruzione europea. L’alternativa purtroppo ora è tra un Monti in grado di gestire un obbligatorio rinnovamento biblico senza avere una forza elettorale sufficiente e un bipolarismo litigioso che non offre spunti per credere sia diverso da quello che è stato negli ultimi venti anni. Terza strada è lasciarsi tentare a 50 anni dalla indifferenza.