Spett. Direttore di Sette sere
Mio malgrado mi trovo a dover descrivere una situazione di disagio, una tra mille nel sempre più complesso universo della scuola, e più in generale della nostra società civile.
Accade che nella scuola dell'obbligo, in particolare la primaria, sia prevista l'integrazione di bambini extracomunitari con l'aiuto delle figure professionali dei «mediatori culturali» in supporto agli insegnanti. In questa maniera si pensa di velocizzare il processo di integrazione, evitando le ghettizzazioni, partendo dall'aspetto linguistico per poi agevolare gli aspetti didattici.
Questo modello sta in piedi se si tratta di integrare una piccola percentuale di bambini extracomunitari, se le risorse per i mediatori culturali sono adeguate e tempestive, se le famiglie dietro a questi bambini hanno la volontà di integrarsi comunque nel nostro tessuto sociale.
Si dà il caso che anche a Faenza la situazione diverga sempre più da questo modello «ideale»: ci sono scuole in cui la percentuale di bambini di origine non italiana (dovuti ai ricongiungimenti famigliari, ai matrimoni misti, e ad altre situazioni «atipiche») sta crescendo di anno in anno, arrivando al 30% e oltre. Le risorse da destinare ai mediatori culturali vengono tagliate, così come tante altre risorse per la scuola, mettendo in difficoltà chi è in prima linea, insegnanti e dirigenti scolastici, dal punto di vista della didattica (già tartassata da discutibili programmi ministeriali), e della gestione logistica delle classi.
In questo scenario la ghettizzazione, tanto deprecata, guadagna terreno poiché chi può scappa in scuole con percentuali basse o nulle di stranieri.
Qualunque riunione o attività di coinvolgimento dei genitori viene disertata, ma al tempo stesso si creano parallelamente e al di fuori della istruzione pubblica, scuole gestite dalle varie comunità etniche e culturali, dove giustamente alcuni bambini, comunque privilegiati, vengono fatti confluirecon l'obbiettivo di non fargli perdere il legame con laloro lingua e cultura originaria. E per tutti gli altri?Una bella prospettiva di emarginazione, vuoto di valori, e poi maleducazione, bullismo, ecc ..
Gli insegnanti e i pochi genitori che credono ancora sia possibile costruire qualcosa, vengono continuamente sconfessati e disillusi da istituzioni intrise di demagogia politica che non riesconoo non vogliono minimamente governare alcun fenomeno, e che sono totalmente scollegate dalla realtà sociale.
Quello che stiamo costruendo, partendo dalla scuola, è quindi l'immagine della nuova società del futuro.
Peccato per i nostri padri e per tutti coloro che per un certo periodo dal dopoguerra in poi hanno creduto che valesse la pena dar la pelle per costruire una società migliore, più giusta, con valori condivisi e condivisibili.
Mio malgrado mi trovo a dover descrivere una situazione di disagio, una tra mille nel sempre più complesso universo della scuola, e più in generale della nostra società civile.
Accade che nella scuola dell'obbligo, in particolare la primaria, sia prevista l'integrazione di bambini extracomunitari con l'aiuto delle figure professionali dei «mediatori culturali» in supporto agli insegnanti. In questa maniera si pensa di velocizzare il processo di integrazione, evitando le ghettizzazioni, partendo dall'aspetto linguistico per poi agevolare gli aspetti didattici.
Questo modello sta in piedi se si tratta di integrare una piccola percentuale di bambini extracomunitari, se le risorse per i mediatori culturali sono adeguate e tempestive, se le famiglie dietro a questi bambini hanno la volontà di integrarsi comunque nel nostro tessuto sociale.
Si dà il caso che anche a Faenza la situazione diverga sempre più da questo modello «ideale»: ci sono scuole in cui la percentuale di bambini di origine non italiana (dovuti ai ricongiungimenti famigliari, ai matrimoni misti, e ad altre situazioni «atipiche») sta crescendo di anno in anno, arrivando al 30% e oltre. Le risorse da destinare ai mediatori culturali vengono tagliate, così come tante altre risorse per la scuola, mettendo in difficoltà chi è in prima linea, insegnanti e dirigenti scolastici, dal punto di vista della didattica (già tartassata da discutibili programmi ministeriali), e della gestione logistica delle classi.
In questo scenario la ghettizzazione, tanto deprecata, guadagna terreno poiché chi può scappa in scuole con percentuali basse o nulle di stranieri.
Qualunque riunione o attività di coinvolgimento dei genitori viene disertata, ma al tempo stesso si creano parallelamente e al di fuori della istruzione pubblica, scuole gestite dalle varie comunità etniche e culturali, dove giustamente alcuni bambini, comunque privilegiati, vengono fatti confluirecon l'obbiettivo di non fargli perdere il legame con laloro lingua e cultura originaria. E per tutti gli altri?Una bella prospettiva di emarginazione, vuoto di valori, e poi maleducazione, bullismo, ecc ..
Gli insegnanti e i pochi genitori che credono ancora sia possibile costruire qualcosa, vengono continuamente sconfessati e disillusi da istituzioni intrise di demagogia politica che non riesconoo non vogliono minimamente governare alcun fenomeno, e che sono totalmente scollegate dalla realtà sociale.
Quello che stiamo costruendo, partendo dalla scuola, è quindi l'immagine della nuova società del futuro.
Peccato per i nostri padri e per tutti coloro che per un certo periodo dal dopoguerra in poi hanno creduto che valesse la pena dar la pelle per costruire una società migliore, più giusta, con valori condivisi e condivisibili.